Come è evidentissimo a chi ci sta leggendo, anche senza approfondire con i focus già pubblicati sul nostro sito, esistono tantissimi tipi di festival, che si rivolgono al pubblico dagli interessi più diversi (dal cinema alla musica, dai fumetti alla scienza, passando per fotografia, storia e cibo). Tutti questi eventi, temporanei e spesso concentrati nella bella stagione, hanno in comune un elemento: la scomodità.
È indiscutibile: gli eventi estemporanei come quelli nelle categorie appena citate sacrificano il comfort alla leggerezza degli impianti, che devono essere smontati e rimontati in velocità, magari davanti a eventi meteo sempre più imprevedibili. Il risultato è che moltissimi rinunciano alla possibilità di partecipare a un festival, di qualunque tipo.
Perché l’aspetto della pulizia li indispone, perché non vogliono trovarsi schiacciati tra migliaia di persone in fila, e per tutta una serie di fattori concomitanti: del resto, internet pullula di racconti dell’orrore legato a questo o quell’appuntamento festivaliero. Dai furti di oggetti personali allo stato dei bagni chimici, dai personaggi inquietanti incontrati se si pernotta in tenda fino alla pioggia torrenziale che come un magnete sembra essere attirata irresistibilmente dalle manifestazioni di questo genere.
I festival 2.0: largo al benessere
Se la maggior parte di questi eventi è ancora così, cominciano tuttavia a farsi largo appuntamenti che oggi sono di nicchia, ma che vogliono imporsi come il nuovo standard dell’industria dell’intrattenimento: mettono la comodità al centro del proprio programma. Certo, magari partecipare costa un po’ di più, ma il risultato è un evento piacevole sia per la mente che per il corpo.
Si ispirano al glamping, il fenomeno dei campeggi di lusso che a sua volta sembrerebbe nato dal passaggio di Mick Jagger al celebre festival di Glastonbury nel 2013: in tenda, sì, ma da 3000 sterline a notte, fra tappeti shaggy, tè sempre bollente e trattamenti benessere.
Esagerazioni delle star a parte, è vero però che gli organizzatori si guardano attorno e prendono ispirazione dalle notizie del settore: così sono sempre di più i festival che prevedono armadietti di sicurezza a prova di furto, aree lounge simili a quelle degli aeroporti dove lavorare, ricaricare i telefoni e leggere riviste (fra l’altro) e servizi da pagare extra come massaggiatori ed estetiste. Il tutto per far felici partecipanti che non vogliono tornare a casa da un festival ancora più stanchi di quando sono partiti. Noi per primi siamo fortemente interessati a questo tipo di evoluzione. E voi?