Come accennato nella home page, l’Italia ha un problema legato alla continuità di alcuni degli eventi che potrebbero generare un indotto importante, per di più in zone normalmente non interessate dai flussi turistici tradizionali: Jammin’, Tora! Tora!, l’Arezzo Wave (seppure esistente, ha vissuto fasi di crisi, addirittura abbandonando la città dove era stato creato), il Neapolis Festival, il Rototom (addirittura spostatosi in Spagna!) sono alcuni esempi di manifestazioni che hanno ceduto sotto i colpi di amministrazioni miopi, affossati da una mancanza di sostegno economico.
Questi eventi al più sono stati interpretati non come occasione di (ri)lancio territoriale ma come problema da gestire: troppi visitatori è equivalso, per alcuni, a un’invasione vera e propria. Con tutti i disagi logistici che ne sarebbero conseguiti: richiesta di maggiore presenza di forze dell’ordine sul territorio, controlli più capillari sui possessori di biglietti, un aumentato servizio pubblico per raggiungere le zone interessate dagli eventi (che per non creare frizioni con la popolazione locale erano spesso e volentieri posizionati in periferia o in aperta campagna).
Così molti degli eventi che a ragion veduta possono essere considerati pionieristici sono andati morendo, o soffrono ancora per la perdita del loro progetto originario. Ci sono voluti casi eclatanti come ad esempio il pernottamento dei Rolling Stones nelle yurte deluxe di Glastonbury, per mostrare a organizzatori e amministratori che i festival possono essere occasione di entrate importanti, a patto di essere organizzati con tutti i crismi. Un cambio di mentalità che non è ancora passato completamente, e infatti l’Italia non si è trasformata nell’Inghilterra da un momento all’altro, né ha una scena di festival modello americano: quando gli eventi convincono succede perché sposano tipicità locale a evento internazionale (e questo vale non solo nell’ambito musicale).
In questo senso alcuni dei festival più particolari e di maggior successo degli ultimi anni possono essere considerati piccoli per quanto riguarda il numero di biglietti staccati, ma non lo sono in termini di impatto sull’economia dei luoghi dove si svolgono. Si chiamano Ypsigrock, Siren Festival, Locus Festival, Home Festival, Sexto’nplugged. Si tengono spesso in paesi piccolissimi, dove un “forestiero” non sarebbe mai arrivato se non ci fosse stata quella specifica manifestazione ad attirarlo: Sesto al Reghena o Locorotondo, con tutto il rispetto, non hanno attrattive tali da permettere loro di vivere di solo turismo. E allora l’attrattiva è stata creata a tavolino. Visti i risultati di questi e altri eventi simili, non si può che complimentarsi per l’eccellente idea.